Venerdì 24 gennaio ho avuto il raro piacere di discutere di futures studies nella mia città. Sono stato infatti invitato a prendere parte al XII congresso nazionale dell’Associazione Italiana di Sociologia (AIS) organizzato quest’anno all’Università di Napoli Federico II, nell’ambito della sessione congiunta delle sezioni “Metodologia” e “Studi di genere” dell’AIS.
Essendo il filo conduttore del convegno Algoritmo, cervello, valutazione, mi era stato chiesto – da non esperto di metodologie né di studi di genere – di discutere di come i futures studies si sono evoluti negli ultimi anni in relazione a questi due temi e in risposta alla crescente sfida della società algoritmica.
Riprendendo l’intervento di Carmen Leccardi, pioniera della sociologia del tempo in Italia, sulle nuove ricerche sulle identità dei giovani attraverso l’approccio longitudinale (che tiene cioè conto dell’evoluzione nel tempo dei soggetti), ho prospettato il mutamento di paradigma che ci ha portato dall’approccio predittivo (e descrittivo) della vecchia scuola della previsione sociale all’approccio dell’anticipazione, che tiene conto delle aspirazioni divergenti dei gruppi sociali sul futuro e il ritorno della dimensione utopica e normativa (grazie, in Italia, ai lavori di Roberto Poli, Paolo Jedlowski, Giuliana Mandich, Vincenza Pellegrino).
Ho fatto osservare come sia paradossale che, mentre una parte della sociologia torna a farsi sedurre dalla quantitativizzazione (grazie alla rivoluzione dei big data), una parte dei futures studies, che sono nati proprio con l’obiettivo di “quantitativizzare” il discorso sul futuro, stia invece scardinando questo discorso a favore di una “riapertura” del futuro alle visioni di gruppi marginalizzati: dai giovani ai ceti meno abbienti, dalle culture extraeuropee alle donne.
Ho potuto riprendere il discorso nel pomeriggio dello stesso giorno, presentando alla Libreria Tamu sempre a Napoli il libro di Vincenza Pellegrino, sociologa dell’Università di Parma, Futuri possibili. Il domani per le scienze sociali di oggi. Con Vincenza ci siamo conosciuti nel 2017 nell’organizzazione del Secondo Incontro dei Futuristi Italiani a Bologna, e negli ultimi anni stiamo cercando di portare avanti alcune iniziative, anche attraverso Mara Di Berardo del Millennium Project Italia, per rilanciare la sociologia del futuro in Italia.