Eccola qui, 50 capitoli per complessive 640 pagine: la Guida alla Rivoluzione francese, a cui ho lavorato intensamente negli ultimi otto mesi, è finita e uscirà per le edizioni Odoya in tutte le librerie giovedì 1° settembre, terzo titolo pubblicato con Odoya dopo La strada per Waterloo e Storia del Terrore.
Questa Guida alla Rivoluzione francese risponde al desiderio di tornare a parlare di uno degli eventi più importanti e straordinari della Storia cercando di accorciare il più possibile le distanze che lo separano dai nostri tempi: perché gli uomini della Rivoluzione si facevano in fin dei conti le nostre stesse domande e ci hanno lasciato in eredità tanti problemi non risolti. La Rivoluzione oggi si conosce in Italia quasi solo per le nozioni apprese a scuola o all’università, che ci restituiscono vicende confuse, nebulose, spesso incomprendibili e distanti. Ma la Rivoluzione è un’altra cosa: è quella che lasciava Victor Hugo senza fiato nel fissare, nella sua immaginazione, la “grande vetta” della Convenzione nazionale, la sommità della civiltà umana; è quella di cui Hilary Mantel decise di scrivere a 22 anni perché pensava che fosse “la cosa più sorprendente e interessante accaduta nella storia universale“, al punto che oggi, a quarant’anni di distanza, sostiene di essere “ancora alla ricerca di un avvenimento che mi susciti maggior sorpresa”. Non sono certo gli schemi sull’elezione degli Stati Generali o sull’organizzazione del governo rivoluzionario a suscitarci quello stupore: ma i discorsi abbaglianti, travolgenti, drammatici che gli uomini della Rivoluzione pronunciarono e scrissero in dieci anni in cui è accaduto tutto e il contrario di tutto. Se si vuole capire perché la Rivoluzione francese “non smette mai di esistere” (ancora la Mantel), perché – a dispetto delle esortazioni di François Furet – non riesce a “terminare”, a diventare “materia fredda” come la storia dei re merovingi, bisogna calarsi in quell’epoca straordinaria, scendere nelle strade di Parigi con le campane che suonano a martello, andare al fronte con i deputati della Convenzione che combattono in prima linea insieme ai soldati semplici, leggere i giornali, ascoltare i dibattiti al club dei Giacobini, ai Cordiglieri, alla Convenzione, assistere all’esecuzione dei girondini che fino all’ultimo intonano sul patibolo la Marsigliese.
Non ho la pretesa di credere che queste oltre 600 pagine possano restituire una simile, vivida immagine. D’altro canto questo non è un romanzo, come quelli di Hugo o della Mantel, ma un’opera di divulgazione, che tiene conto anche dei più recenti apporti della storiografia (ho cercato di darne conto soprattutto nell’ultima parte, dedicata ai “Dibattiti”). Una Guida che però non vuole seguire il taglio nozionistico dei manuali e delle enciclopedie, ma raccontare i fatti per renderli comprensibili, far emergere le cause e le motivazioni di ogni scelta. Lo fa attraverso cinque sezioni: “Eventi” analizza in dettaglio i dieci tornanti principali della Rivoluzione, che la fanno costantemente deviare ogni volta che qualcuno spera di averla finalmente messa sul giusto tragitto; “Protagonisti” approfondisce le biografie e le scelte politiche dei più importanti leader della Rivoluzione; “Club e movimenti politici” entra nel dettaglio delle dinamiche dei giacobini, dei foglianti, degli arrabbiati, dei sanculotti e di tutti i gruppi più o meno organizzati che hanno scandito il decennio rivoluzionario; “Istituzioni” getta luce sulle innovazioni prodotte dalla Rivoluzione sul piano prevalentemente politico, dalle costituzioni alle riforme religiose ed economiche, fino alle “repubbliche sorelle” fondate soprattutto in Italia; “Dibattiti”, infine, intende tracciare un bilancio dei principali temi su cui la storiografia si è confrontata dall’inizio del secolo scorso a oggi.
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